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Nella Riserva troviamo due ambienti principali:
a) la zona delle Falesie con pareti rocciose e ghiaioni
b) la parte pianeggiante sull’altipiano.

Sommaco del carso
Sommaco del carso

I due ambienti si differenziano sia per il clima sia per le condizioni del suolo. La parte della Riserva sull’altopiano è una zona più fredda in quanto è esposta al vento freddo, chiamato bora, che soffia da est – nordest.
La parte delle Falesie è invece più calda, in quanto è esposta a sud verso il mare ed è sottovento. Di conseguenza, nei due ambienti troviamo diversi tipi di vegetazione. Sulle Falesie più calde si trova un tipo di vegetazione di tipo mediterraneo, mentre nella zona pianeggiante si trova una pineta di pino nero di origine artificiale con specie della vegetazione illirico – balcanica (proveniente da est), la quale è diffusa sull’intero altopiano del Carso.
Il passaggio da un ambiente all’altro avviene lungo il crinale delle Falesie, dove è stato realizzato il sentiero Rilke. Dal sentiero è così possibile osservare entrambi i tipi di vegetazione, il loro incontro e mescolamento.
I due ambienti si distinguono anche per il tipo di suolo. La zone delle Falesie è contraddistinta da pareti rocciose verticali o inclinate, torrioni rocciosi e ghiaioni. Questo è un suolo povero di acqua e di terra e di conseguenza subisce una forte insolazione estiva. La parte pianeggiante sull’altipiano ha invece un suolo più evoluto che trattiene più umidità, situazione che si è sviluppata grazie all’azione protettiva delle chiome del pino nero. Di conseguenza si è qui sviluppata una vegetazione boschiva, mentre sulle Falesie si trovano solo pochi lembi di boscaglia alternati ai ghiaioni scarsamente coperti di vegetazione erbacea.

La vegetazione delle Falesie

Terebinto - Pistacia terebinthus
Terebinto – Pistacia terebinthus

Sulle Falesie si trova una macchia di tipo mediterraneo dove la specie principale è il leccio (Quercus ilex), una quercia sempreverde di origine mediterranea. Nella zona della costiera triestina accanto al leccio si trova però anche il carpino nero (Ostrya carpinifolia), una specie caducifoglia termofila di origine illirico – balcanica. Pertanto, questa associazione vegetale viene chiamata bosco a leccio e carpino nero, e comprende sia piante di origine mediterranea che illirico – balcanica. È presente sulla costa adriatico – orientale, dalla Grecia fino al Canale di Leme in Istria. Dal Canale di Leme fino al golfo di Trieste questo tipo di vegetazione manca e ricompare appena sulla costiera triestina, da Grignano, vicino al Castello di Miramare, fino a Duino, dove si trova il limite settentrionale della sua diffusione. Il bosco a leccio e carpino nero presente tra Grignano e Duino è isolato dal contingente principale di questa vegetazione diffuso sulla costa adriatica orientale ed è considerato un’isola a se stante. Questa si è potuta conservare in questa zona per via delle condizioni climatiche locali favorevoli dovute alla posizione sottovento, all’effetto termoriflettente delle rocce calcaree e all’effetto mitigante del mare.

Salvia - Salvia officinalis
Salvia – Salvia officinalis

Le specie di origine mediterranea che troviamo nell’associazione del bosco a leccio e carpino nero della costiera triestina crescono sulle rocce delle Falesie fino al crinale e, a parte qualche singolo leccio, non si diffondono sull’altipiano, dove il clima è troppo rigido. In seguito si menziona alcune delle specie di piante presenti in questo bosco, quelle considerate le più rappresentative e le più facilmente osservabili in Riserva. La prima specie è il leccio (Quercus ilex) che assume dimensioni anche notevoli. Un altro albero presente sulle Falesie è la fillirea (Phyllirea latifolia), mentre tra gli arbusti sono presenti il terebinto (Pistacia terebinthus) e la marruca (Paliurus spina-christi). Lungo il sentiero Rilke è facile notare la salsapariglia o edera spinosa (Smilax aspera), una pianta mediterranea rampicante. Tra le specie illirico – balcaniche termofile che vivono in questa associazione vegetale e che oltre sull’altipiano crescono anche sulle Falesie sono il carpino nero (Ostrya carpinifolia), l’orniello (Fraxinus ornus), il ciliegio canino (Prunus mahaleb) e l’acero trilobo (Acer monspessulanum), specie eurimediterranea.

Campanula pyramidalis
Campanula pyramidalis

Da notare che sulle Falesie, anche molto vicino al mare, crescono alcuni esemplari di pino nero (Pinus nigra).
Accanto ai lembi del bosco a leccio e a carpino nero, si trova la vegetazione rupicola, che cresce sulle rupi compatte e sui ghiaioni. Il suolo calcareo è povero d’acqua e di terra e la forte insolazione estiva comporta delle temperature elevate. Le piante delle rupi e dei ghiaioni hanno sviluppato degli adattamenti che gli permettono di sopravvivere in queste condizioni ecologiche estreme: le foglie sono rivestite di cera oppure sono pelose per proteggersi dalle temperature alte e dalla insolazione. Per conservare l’acqua alcune piante hanno le foglie succulente. Tra queste piante si menziona la salvia (Salvia officinalis), il Petrosedum thartii e il camedrio giallo (Teucrium flavum). Una pianta rupicola che si nota lungo il sentiero Rilke per le sue fioriture estivo – autunnali è la campanula piramidale o adriatica (Campanula pyramidalis), una specie illirico – balcanica diffusa lungo la costa orientale del mare Adriatico. I suoi fusti possono anche superare i 2 metri di altezza.
A questo ambiente di rupi è legata anche la pianta endemica delle Falesie di Duino, la Centaurea kartschiana. Una pianta è endemica quando è spontanea soltanto in una data regione della quale è caratteristica. La Centaurea kartschiana è infatti presente esclusivamente lungo un tratto limitato della costiera triestina.
Nella fascia del crinale carsico, dove avviene il passaggio dalla vegetazione di tipo mediterraneo a quello illirico – balcanico, ci sono dei macereti derivanti dalla frantumazione del calcare e delle rocce calcaree compatte in fase di incespugliamento. Questo avviene soprattutto da parte delle specie illiriche tipiche della boscaglia carsica come il carpino nero, l’orniello, lo scotano (Cotinus coggygria) ed il ciliegio canino ed alcune specie mediterranee come il terebinto e la marruca. I macereti della parte del crinale più esposto sono ancora spogli, ma ai bordi vengono colonizzati dal ciliegio canino e da qualche singolo esemplare di pino nero.

Centaurea kartschiana

Fiordaliso del carso - Centaurea kartschiana
Fiordaliso del carso – Centaurea kartschiana

La Centaurea kartschiana, i cui i nomi in italiano sono fiordaliso del Carso o centaurea fronzuta, è stata descritta per la prima volta proprio nel tratto costiero tra Sistiana e Duino da Giovanni Antonio Scopoli nella Flora Carniolica pubblicata nel 1772.
Appartiene alla famiglia delle Compositae (Asteraceae) in base alle caratteristiche floreali. Il nome stesso della famiglia indica che le specie possiedono diversi fiori riuniti in un capolino. I singoli fiori del capolino sono tubulosi o ligulati a seconda del tipo di corolla. La Centaurea karstchiana possiede solo fiori tubulosi.
La pianta è alta fino a 40-50 cm, il suo fusto è lignificato alla base, eretto e ramificato. I fiori dal colore rosa-viola fioriscono da giugno fino ad agosto. Vive sia nella zona delle rupi vicino al mare esposta agli spruzzi marini, sia nelle fessure delle rupi calcaree più elevate sopra il mare.

La pineta

La parte pianeggiante della Riserva posta fra il crinale delle Falesie e la statale 14 è occupata da un’estesa pineta d’impianto artificiale avvenuto agli inizi del secolo XX. La pineta è costituita soprattutto da pino nero d’Austria (Pinus nigra subsp.. nigra var. austriaca) e da alcuni  esemplari di pino d’Aleppo (Pinus halepensis).
La pineta è oggi in fase di maturità ed alcune piante sono già deperienti. Man mano che i pini muoiono, il loro posto è occupato dalle specie arboree locali, soprattutto leccio (Quercus ilex) ed orniello (Fraxinus ornus), che nel frattempo hanno potuto insediarsi e svilupparsi proprio grazie alla copertura esercitata dalle chiome dei pini. Sulle falesie, a differenza di altre zone del Carso, si assiste al naturale avvicendamento fra specie introdotte dall’uomo e specie spontanee locali.

Flora

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